Curiosità e significato della soluzione Ariositã
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In architettura si dice "guelfa" (dal francese Fenêtre à croisée) un tipo di finestra molto diffusa nel tardo medioevo e nel primo rinascimento. Questo tipo di finestra ha una forma quadrata molto ampia, il vano-finestra è caratterizzato da un'apertura a croce dalla quale sono ricavabili 4 finestre indipendenti. Questo tipo di finestra ha la caratteristica di essere bella ed elegante e di dotare di maggior luce gli ambienti rispetto alle finestre normali, avendo poi 4 finestre indipendenti era possibile avere maggiore libertà di manovrarle e cambiare i vetri.
Questo tipo di finestra deve il suo nome alle zone soggette ai guelfi al tempo delle lotte tra guelfi e ghibellini ( XIII secolo). Persa la sua connotazione politica si diffuse rapidamente in tutta Europa e soprattutto nell'area settentrionale e meridionale della penisola italiana, meno in area toscana dove la bifora continuò ad essere la finestra più usata tra XIV e XV secolo.
La finestra guelfa è tipica dell'architettura tardogotica soprattutto dei secoli XIV e XV ed è caratteristica soprattutto dell'architettura francese e di quella del regno di Napoli, conobbe anche una certa diffusione tra Piemonte, Lombardia e a Roma. Era molto usata soprattutto in castelli e manieri come Pierrefonds, Villandry, Clos-Lucé, Amboise, il Castello di Fenis e il Castello di Issogne, Casa di Bosses e Casa Challant, in val d'Aosta . Nel regno di Napoli invece sono presenti nel Castel Nuovo (Facciate esterne), in origine su alcune facciate del Castel dell'Ovo, alcune facciate del Palazzo Penne, originariamente sul palazzo Diomede Carafa. Sempre nel regno di Napoli sono presenti in palazzi come quello Petrucci-Novelli di Carinola, Palazzo Marzano (Nel Casertano), altri esempi (seppur oggi giorno rari) sono presenti nel beneventano.
La diffusione di questa finestra insieme alla gotica bifora (trifora ecc.), appare chiara; verso il XIV secolo molti nobili avevano ereditato dai loro predecessori castelli molto grandi, con antichi dongioni, alla mole ed alla maestosità di molti castelli, non corrispondevano finestre altrettanto grandi e complesse.
L'evoluzione artistica tardo-gotica che si allargò sempre di più anche a castelli ed altri edifici fece sviluppare una maggiore esigenza di luce ed ariosità. Nel XIV e XV secolo quindi molti esponenti della nobiltà decisero di ingrandire vecchie finestre o di aprirne di nuove, utilizzando prettamente o finestre gotiche con archi a sesto acuto o a volte contemporaneamente anche guelfa. Il suo utilizzo si allargò bel corso del XV secolo anche a edifici abitativi privati più semplici
Questo tipo di finestra conobbe una certa diffusione anche in altri edifici civili come il Palazzo di Giustizia di Rouen. La finestra cadde in disuso in Italia nel corso del XVI secolo, quando furono usate finestre più piccole coperte da grate, a causa del clima politico e religioso molto più insicuro rispetto al passato. In area transalpina invece questo tipo di finestra rimase in voga fino alla seconda metà del secolo, quando invece le finestre iniziarono ad allungarsi fino ad arrivare ai finestroni (concepiti dapprima in Inghilterra) e poi in seguito presenti nella Reggia di Versailles.
In area Francese, il periodo di massima diffusione di questo tipo di finestra avvenne a partire dalla fine del XIV secolo e toccò il suo apice all'inizio del cinquecento (Stile Luigi XII), quando venne usata anche per le finestre degli abbaini. A partire dalla Rivoluzione queste finestre (e i finestroni), caddero in disuso, molte furono murate o abbattute. Il 24 novembre 1798 fu inoltre varata una tassa sulla finestra, che prevedeva la tassazione di tutte le finestre sugli edifici francesi; più un edificio aveva finestre e più grandi e belle queste erano più queste erano tassate. A pagarne le spese non furono solo le classi più agiate, ma anche i poveri, che spesso dovettero provvedere a murare o restringere le proprie finestre. La legge fu abolita nel 1924.
In Italia questo tipo di finestra fu usato molto in ambiente romano. Baccio d'Agnolo ne fece largo uso in architetture rinascimentali come nel palazzo Bartolini Salimbeni, oppure nel Castello Orsini.